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Catanzaro 77


coscienza. Non c’era che fare. Si pensò che la regina era per partorire, e che sarebbe stato meglio fare l’accademia in occasione del parto. Ella partorí il 16 gennaio, ed io mi messi a cantare; ma dopo quindici giorni venne la nuova che ella era morta, ed io dovetti cangiar tuono!

La morte della regina afflisse tutto il regno: il dolore fu sincero, il lutto generale. Giovane, bella, pia, compassionevole, morire mentre era lieta di un figliuolo, e cosí subito, e mentre si festeggiava il suo parto, era veramente una pietá. Si bucinò che Carlo principe di Capua avendo anch’egli la comune opinione che il re fosse impotente a generare, e vedendolo per due anni senza prole, aveva sperato di succedere al trono; ma che quando si accertò della gravidanza della regina, e poi del parto, e della prole maschile ne fu corrucciato a segno che venne a fiere parole col fratello, ed entrambi messero mano a le spade; che la regina li udí, balzò da letto, si gettò in mezzo, li divise; e che per questa paura, essendo ancor tenera del parto, la poveretta in capo a pochi giorni si morí. Questo fatto mi fu riferito da persona che soleva spillare tutti i segreti di corte. Certo è che quel Carlo fu violento e malvagio da giovane, e fieramente si odiarono col fratello. La cagione palese di quest’odio fu che egli sposò una signora inglese, e fece al sangue dei Borboni una macchia che il re fratello non gli perdonò mai, mai non volle riconoscerne la moglie ed i figliuoli, gli negò ogni avere, e lo ridusse ad andare povero e ramingo per l’Europa; ma la ragione segreta di sí pertinace odio fu quella contesa. Egli era noto per indole trista e brutte opere: di sua mano uccise un pover’uomo che egli sorprese in luogo riservato alla caccia reale presso Castellammare: batteva e feriva chiunque ne provocava lo sdegno; pigliava danari in prestito e non pagava: ed un creditore che andò a domandargli il suo avere, egli lo fece sbranare mezzo dai suoi mastini, e colui indi a pochi giorni morí. Gli anni, la buona moglie, i figliuoli, il bisogno mitigarono quell’animo. Né solo costui, ma gli altri fratelli del re si macchiarono di laide colpe. Leopoldo conte di Siracusa,