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22 parte terza - capitolo iii [308]


popolazione di ciascuna provincia, e vedere che proporzione corre tra la popolazione di ciascuna e i suoi condannati all’ergastolo. Con un semplice sguardo il lettore può vedere che i calabresi son quasi un terzo di tutti i condannati, sono doppii dei pugliesi, e quasi tre volte piú degli abruzzesi, che il maggior numero appartiene alla provincia di Cosenza, stata sempre semenzaio di delitti e di briganti; un numero forte appartiene alla vasta provincia di Terra di Lavoro ed il minimo alle due provincie di Aquila e di Lecce; che nelle provincie attorno alla metropoli i massimi delitti sono piú frequenti che nelle lontane.

Se verrá tempo in cui il nostro governo verrá a mano di uomini vogliosi di far bene, queste cifre potranno indicare dove è il maggior male, invitarli a considerare le vere ragioni, ed apprestarvi i rimedi efficaci.

Vi sono quindici ergastolani bilingui, appartenenti ai paeselli albanesi di Calabria, di Molise, e di Capitanata. Oltre di questi, due condannati politici albanesi di Calabria, un ergastolano giovane studente di 26 anni, ed un condannato a ferri proprietario di 64 anni.

5a Categoria — Gli ergastolani
considerati rispetto alla popolazione del Regno di Napoli.

Il numero degli ergastolani, tranne i politici, lo svizzero ed i sei siciliani, è di 611; a cui bisogna aggiungerne altri quaranta che per cagioni particolari sono rinchiusi nei bagni d’Ischia e di Procida: onde la somma dei condannati all’ergastolo per i delitti comuni è di 651. La popolazione del nostro reame di Napoli è d’intorno a sei milioni. Facendo un conto assai largo, io trovo la proporzione di un ergastolano e mezzo per ogni diecimila persone, e, se togli le donne, per ogni cinquemila uomini. Terribile dimostrazione della corruzione morale del nostro popolo, e della noncuranza del governo per educarlo. Io non so se in altra civile nazione, anche maggiore della nostra, sia un numero sí grande di condannati a pena perpetua.