Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/290

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dinella». Signori, è verissimo che io conosco il Rondinella, come dissi nel mio primo interrogatorio, è verissimo che io andava nella sua libreria per comprar libri. Questo è fatto non sospetto, è fatto necessario per un uomo di lettere: ed io conosco quasi tutti i librai di Napoli. Ma se il Iervolino fosse venuto in mia casa, se fosse stato con me in quelle relazioni che egli afferma, vedendomi entrare nella libreria o spessissimo o piú d’una volta, mi avrebbe avvicinato, vi sarebbe entrato anch’egli, avrebbe almeno veduta la faccia del Rondinella. Tanto piú che essendo egli agente segreto di polizia, e credendomi in confidenza col libraio, avrebbe potuto e dovuto conoscerlo. Or egli dice che non conosce di vista il Rondinella: dunque non conosceva me da vicino. Se avesse conosciuto me, si sarebbe avvicinato, avrebbe trovato un pretesto per parlarmi, ed avrebbe conosciuto di vista il libraio. E non vedete chiaramente, o signori, che il Iervolino era un tristo salariato, il quale mi seguiva di lontano, e spiava i miei passi, calunniava le mie azioni piú innocenti, e cercava di trovare un’occasione, un appicco qualunque per dar colore di veritá alle sue infami calunnie? Come posso darvi io una pruova negativa, che io non conosco costui? Egli l’afferma: io lo nego: egli é un tristo, io un onesto uomo: ma questo ragionamento è pure una pruova che viene da lui, e che gli sorprende la calunnia su la bocca. Egli non mi avvicinò giammai, non fu mai in mia casa e questo è provato dal suo detto medesimo, perché egli non sa dire alcuno dei miei amici, non li sa di nome, non li conosce. Egli forse seguendomi per via mi vide parlare con qualcuno, e disse di aver veduto questo qualcuno in mia casa, che era un vecchio di alta statura con baffi ed aspetto militare.

Mi si dirá che nella stessa dichiarazione del 30 giugno il Iervolino descrive la mia casa. Sí, egli descrive solo una parte della mia casa, cioè la sala, l’anticamera, poi lo studio a destra e la galleria a sinistra. Questa parte una spia poteva conoscerla o da sé, o per relazione, specialmente perché quando io teneva studio faceva stare la porta aperta, ed ognuno sol che avesse ficcato il capo dentro, avrebbe veduta quella parte che il Iervolino descrive e che non vide mai. Ma che dico: non vide? Sí, vide quando io fui arrestato. Imperocché nella stessa dichiarazione egli dice, che quando io fui arrestato, egli erasi recato in mia casa, ma avendo appreso abbasso al portone che eravi la polizia, corse a darne avviso al Poerio. Giusto in quel giorno, in quell’ora ed in quel