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[321] gli ergastolani 35


ingannato ed ingannatore, persuade alcuni contadini che sotto le macerie di una cappelluccia era nascosto un gran tesoro, che poteva trovarsi uccidendo un fanciullo. Una notte un romito che abitava presso la cappelluccia ode un lamento di un fanciullo, che dice: «Mamma mia, aiutami»; riconosce il ciarlatano ed i contadini, e li denunzia. I giudici inorridiron del misfatto, ma non sapendo o non volendo trovarne l’autor vero, perché avrebber dovuto punire chi vuol tanta ignoranza, condannarono quattro di quei sciagurati all’ergastolo. Un giovane di diciotto anni, di agiata ed onorata famiglia, educato assai gentilmente, di svelto ingegno e di persona bellissima, studiando in Napoli abitava in casa di una signora vedova, che appigionava stanze a varie persone. Avendo perduti al giuoco ottantatré ducati, datigli per mandarli al padre, era forte turbato dal timore de’ paterni rimproveri. La donna gli dimandò la cagione del turbamento, e saputo il vero gli disse: non si affannasse; se egli era uomo, aveva coraggio ed un compagno, poteva avere non ottantatré ma sessantamila ducati; che tra i suoi inquilini era il cavaliere S. vecchio ricchissimo, avaro, smemorato, solo; che ella lo aveva fatto rubar due volte da un servitore, ed egli non se ne era accorto; che ora potrebbero torgli ogni cosa sicuramente. Lo sciagurato giovane ascolta la malvagia femmina, parla e persuade un suo compagno, giovane anch’egli e di buone speranze: entrano nella stanza del vecchio, lo rubano, gli danno di un pestello sul capo, e l’uccidono. Presi con la donna che confessò il fatto, giudidicati e condannati a morte, ebbero per grazia la vita, e sono da vent’anni nell’ergastolo. Il bel giovane è imbestiato in tutti i vizi che si possono immaginare, ubbriaco ogni dí, trema in tutte le membra: l’altro divenuto epilettico piange amaramente il suo fallo, il dolore e lo scorno della sua famiglia. Terribile esempio ai giovani. Un altro giovane gentiluomo abruzzese renduto deforme e cieco di un occhio dal vaiuolo, s’innammorò fieramente d’una donzella appartenente ad una famiglia, che, secondo avviene nei paeselli, era nemica della sua. Ottenne di essere riamato; ma non potendo vincere l’odio del