Pagina:Settembrini - Protesta del popolo delle Due Sicilie.djvu/48

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la religione santissima, spinge a delitti nefandi. Ed il pio Ferdinando ancor tiene questo giuoco, e dà un regalo agl’impiegati quando in fine dell’anno gli portano un guadagno netto che superi il milione di ducati.

Mentre da una parte si smunge e si asciuga la nazione con tanti dazi, e con tanti sottilissimi ed infami ritrovati, e per chi non paga a tempo sta aperto il carcere e pronti tutti i mezzi di oppressione, dall’altra parte i creditori dello Stato non possono esser pagati giammai. Lo stupido e crudele Ministro delle Finanze, D’Andrea, quando taluno gli andava a chiedere il suo e parlava con quella forza che è ispirata dal dolore; rispondea: Non ci sono danari, il Re è povero, abbiate pazienza, ora raddolcitevi la bocca. E gli dava un pezzetto di cioccolatte. Il presente ministro Ferri, è più stupido e più reo del D’Andrea: ritarda quando più può i pagamenti: pare che si cavi dall’animo il danaro che deve dare altrui, risparmia quanto più può fare un grosso regalo al Re; il quale alla fine dell’anno 1846 gli ha dato in dono diecimila ducati, pregandolo della buona amministrazione. Ecco come il Re ed i Ministri si sbranano le sostanze della misera nazione, ed insultano quelli che domandano il sangue loro, il pane del loro figliuoli.

Per fare i maioraschi dei principi reali secondogeniti (ciascuno dei quali toglie alla nazione ben sessantamila ducati l’anno) il Re ha usurpate le terre del demanio pubblico, cioè della nazione, le ha fatte apprezzare come ei voleva, e le ha date ad amministrare alla Cassa di ammortizzazione: la quale ritraendo dalle terre poca ed incerta rendita, doveva pagare molto più di quel che esigeva, e questo più doveva prenderlo da altra parte. Dipoi il Re volendo che questa rendita non fosse di terreni, ma di capitali, e che i fratelli e i figliuoli fossero creditori dello Stato, ordinò che la stessa cassa comperasse quei fondi ad un prezzo anche maggiore di quello