Vai al contenuto

Pagina:Settembrini - Protesta del popolo delle Due Sicilie.djvu/54

Da Wikisource.

— 54 —

lo fa mettere in carcere, donde non esce se prima non è sposo. Stancò per un anno un orefice in carcere, lo fe' venire tra i gendarmi in chiesa per farlo sposo egli stesso, quegli gridò che era costretto; fu rimesso a furia in carcere, donde è uscito marito. Perseguita un vecchio di settant’anni per fargli torre una decrepita baldracca, con la quale trent’anni prima tenne mala pratica. Se ode che una fanciulla ha fallato, ei senz’altro la fa chiudere in un carcere che ha fatto costruire a quest’uso. Gli altri vescovi qual simoneggia, qual tiranneggia, qual si mangia le rendite, o sdraiato in carrozza benedice i poveri che gli cercan limosina. E tra questi è lo stupido cardinale Riario Sforza arcivescovo di Napoli, caro alunno di Gregorio XVI di infame memoria.

Fra tutti i preti quelli della città di Napoli sono i più ignoranti, i più malvagi, e formano una setta farisaica, una casta formidabile, che fa e dice tutto impunemente, e guai a chi essi dicono: è scettico, è panteista, non si confessa, non ci crede. Questa setta, della quale è capo e maestro monsignor Cocle, è rappresentata da un impertinentissimo giornale intitolato Scienza e fede, il quale non è soggetto a censura, lacera le più sante riputazioni, e sicuramente insulta Dio e la ragione. A questi preti è affidata la censura dei libri, e ad uno di essi detto Gaetano Royer, la censura delle opere teatrali. Questo cavaliere pretonzolo, che non è stato mai a teatro, con le sue stitiche censure annoia persin la Polizia; e non si può dire quanto è stolto e tristo. In una quaresima si doveva rappresentare un’opera che aveva titolo da Pulcinella, il Royer non la permette che a condizione che si muti Pulcinella in Columella. Al melodramma Torquato Tasso ha posto il titolo di Sordello per non offendere la famiglia d’Este: ma non ha mutato più in là del titolo. Un impresario di una compagnia francese gli disse voleva rappresentare un dramma che ha per titolo: A qui la faute?