menico, come gli altri sudditi, a ricevere i pesi, le stadere e l’altre misure del Monastero: ed a questo si diede ragione (Giulini 7 p. 430 seg). La Valsolda, feudo degli Arcivescovi di Milano, avea misure proprie, poichè negli Statuti del 1246 di quella Valle troviamo: item statutum est, quod quelibet Vicinantia dicte Vallis debeat habere brentam unam et quartarium unum que sint equata ad mensuram comunem Communis dicte Vallis (c. 84 in Barrera, Stor. della V. p. 385 seg.); da una sentenza del 1170 de’ Consoli di Soncino, che parzialmente riuscì a favore dei Canonici della nostra Cattedrale di S. Vincenzo, risulta che questi pretendevano che certo Stefano di Fara Olivana fosse tenuto a consegnare loro annualmente d’affitto sex sextarios grani ad sextarium loci predicti Fare (Lupi, 2, 1265); nel 1302 ancora a Vertova si ordinava che non si comprasse biada o si vendesse fieno ad altra misura che a quella del Comune (Rosa, Statuti di Vertova p. 45); nell’elenco dei diritti della curia di Pareto ligure, che fu compilato intorno al 1223, troviamo: Staria VII 1/2 leguminis ad Starium Pereti que sunt Mine II de Janua. — Modium unum seminis frumenti ad mensuram Pereti (Hist. P. M. 7 col. 701), e basti citare come ultimo esempio che a Mede, in Piemonte, esistevano ancora sette differenti misure lineari, tre delle quali agrimensorie (Malavasi, Metr. it. p. 89). Ora, nella Valle Seriana superiore la superficie dei terreni non si calcolava a Pertiche, come nel restante nostro contado, ma a Mere (agli altri il ricercare la origine del nome Mera, che, secondo ci assicurò il prof. Tiraboschi, tale e quale si trova anche nei documenti medievali), e questa mi-