Pagina:Sino al confine.djvu/135

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bertà.... perchè so che ella non è capace di fare cattive azioni. Vede.... io.... sono ben disposto!...

Ella lo vedeva, sì, egli era disposto ad accettare tutti i patti che a lei piaceva imporgli; ma le parole di lui continuavano a sembrarle ironiche. Egli pretendeva di conoscerla: oh, no, no; se l’avesse conosciuta bene non avrebbe parlato così!

— ....Vede, io l’apprezzo forse più di quante lei stessa si apprezza. Io ho sempre avuto per lei una viva ammirazione. Ella era ed è diversa da tutte le altre donne che io conosco; ed io mi sono innamorato di lei da ragazzetto, prima ancora che lei fosse donna, perchè leggevo l’intelligenza e la saviezza nei suoi occhi. Ricorda? Lei veniva a chiamare Michela: io stavo alla finestra e mi ritraevo perchè avevo soggezione di lei!

— Sì, ma una sera della settimana santa....

— Sì, ricordo benissimo! Sì, sì, ero come ebbro quella sera.... poi ricordo la notte in cui il padre di Michela venne qui in cerca di Luca. Ricordo sempre quella sera, l’orto, l’elce, il razzo! Lei rideva di me; io ero egualmente felice. E lei, poi, non badò mai a me; forse io l’amavo ancora più per questo: lei era per me la vetta scintillante che ci attira senza chiamarci! E noi camminiamo, camminiamo, inebriati dalla nostra stanchezza, dalla nostra sete, dal nostro dolore...

Deledda. Sino al confine. 9