Pagina:Sino al confine.djvu/176

Da Wikisource.

— 170 —

sta ed a vincere ogni curiosità: ma a poco a poco il calore dell’ambiente, del cibo, del vino, la musica dolce ed eccitante, le diedero un senso di ebbrezza melanconica. Come certi ubriachi sentimentali provava la felicità del presente ma si sforzava a ricordare le tristezze del passato.

Appoggiò i gomiti al tavolo e il viso alle mani intrecciate, con l’attitudine che le era abituale, e i suoi occhi vagarono di qua e di là, sui fiori, sui cristalli, sulle fiammelle delle lampade, e infine si posarono sui visi delle donne e sopratutto sui visi degli uomini. Erano quasi tutti giovani. Ella li guardava con curiosità e timore, quasi non avesse mai veduto uomini giovani. Eccoli, essi erano lì, alcuni vigorosi, pieni di vita, cogli occhi avidi che avevano qualche cosa di pungente, di aggressivo, simili ad occhi di felini in agguato: altri erano pallidi, e i loro occhi sparivano come entro buche violacee, e tutto era loro indifferente tranne il piatto sul quale guardavano con tristezza e avidità d’animali affamati. Ella pensava ad Elia il suo vicino, e sentiva voglia di ridere ricordandosi la paura che egli le destava; forse, al paragone degli uomini che ora la circondavano, il suo vicino era un santo uomo. Ma ad un tratto ella corrugò le sopracciglia e rise.

— Francesco, ti ricordi la predica dello zio, quel giorno nella vigna? Diceva di non recarci