Pagina:Sino al confine.djvu/204

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ella disse, aggirandosi intorno a lui e stringendosi nervosamente la testa fra le mani. — Parleremo poi di questo. Ora pensiamo al da farsi. Dimmelo subito! Dimmelo!

— Prima di tutto, ti ripeto, devi calmarti. Non cominciare coi tuoi inutili rimorsi, adesso! Ti conosco, sai.

— Tu mi conosci? Tu credi così? Bisogna finirla, con questa tua illusione. Io sono cattiva, io sono orgogliosa Ho sempre mentito, e anche poco fa non ti ho detto tutta la verità. Tu mi hai domandato se «egli» aveva ragione di scrivermi come mi ha scritto: io ti ho risposto di no. E invece «egli» aveva forse ragione. Egli è morto per colpa mia, perchè l’ho respinto mentre gli volevo bene, e non ho tenuto la promessa... Ed egli è caduto in basso per me. Egli andava da Michela per parlarle di me. Egli ha perduto Michela e si è perduto, per dolore, non per amore! E tu dici di conoscermi. Ecco che cosa sono io: sono della stessa famiglia di Luca, della stessa razza di Michela.

Mentre parlava ella s’era avvicinata alla finestra, nascondendo il viso fra le tende. Francesco finiva di vestirsi: era pallido in viso, ma i suoi occhi la seguivano con uno sguardo calmo e freddo.

— Luca e Michela! — disse piano, come fra sè. — Ma lasciali stare! Lo capirai un altro momento, chi sono loro!