Pagina:Sino al confine.djvu/257

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come negli interminabili crepuscoli estivi del suo paese! Aveva il sentimento della natura, e distingueva i colori del paesaggio e sentiva le voci delle cose, ma il senso del piacere era talmente depresso in lei che neppure il riflesso della bellezza arrivava ad eccitarlo. Ma come era già lontano il tempo in cui ella si compiaceva della sua poca sensibilità! Ora sentiva la stessa noia, la stessa tristezza d’un tempo, ma capiva benissimo che l’una e l’altra erano in lei, non nelle cose circostanti. La vita le palpitava intorno, ma la sua anima non poteva rifletterla se non come l’acqua scura e verdastra della fontana riflette il paesaggio e il cielo: in modo confuso e fosco. Sì, la vita le fremeva intorno, era nella natura, negli uomini, nelle cose; gli alberi stessi, persino le foglie secche e l’acqua della fontana rabbrividivano al suo soffio: persino i piccoli ciechi e i sordomuti che giocavano nel prato s’abbandonavano alla sua carezza: essi vivevano e godevano. Gavina li guardava e li invidiava, e sentiva che tra lei e la vita esisteva una profonda inimicizia: ma se un tempo se ne compiaceva, ora ne provava dolore.