Pagina:Sino al confine.djvu/33

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ulive nel frantoio, — disse il vecchio impresario; e non si sapeva se egli scherzasse o parlasse sul serio.

Ma la vedova replicò subito:

— Una sola cosa vi dico. Neppure davanti a Dio siamo eguali! Perchè Egli ci ha creati diversi? Chi buono e chi cattivo, chi virtuoso e chi ubbriacone?... Tutti vorremmo esser buoni, maledetto il peccato mortale!

— Dio ci ha creati tutti buoni, vi dico! — gridò il canonico, che frugava nelle sue tasche come in cerca d’un proiettile da buttare contro la donna. — Zitta, vi dico, state zitta!... E il libero arbitrio?... Siamo noi che diventiamo cattivi. Gliel’ha detto Dio, al vostro Pascaleddu, di andare a fare il male?

La vedova si mise a piangere e ad imprecare; ma la discussione continuò, finchè il signor Sulis non si alzò per ritirarsi. Allora Paska andò nella piazzetta per chiamare Luca, che sedeva accanto alla zia Itria e taceva, ma pareva si divertisse moltissimo ad ascoltare le chiacchiere vivaci ed i racconti dei giovinastri amici della vecchia obesa.

Anche Paska si fermò, come attratta da un fascino malefico. Veramente il quadro, a metà illuminato dalla luna che nel suo corso obliquo già spuntava dietro il muro a fianco della piazzetta, era degno di osservazione; e quei dieci o dodici uomini, riuniti intorno alla vecchia come intorno a un idolo deforme, oltre