Pagina:Sino al confine.djvu/40

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la prova, ma subito s’accorse che peccava, e per punirsi lasciò a lungo il coltello sul pane caldo poi se lo fissò così scottante sulle labbra.

Ma verso il crepuscolo si affacciò alla finestra e rivide Priamo, che tutte le sere andava dal canonico Sulis per prendere lezioni di latino, e quando egli la guardò, ella provò la stessa impressione di voluttà dolorosa che le aveva destato il contatto del coltello ardente sulle labbra.

Ella non usciva quasi mai di casa se non per andare in chiesa, e solo qualche volta accompagnava Paska ad una fontana che era fuor di paese. Quella sera, appunto, presa da una smania insolita, da un desiderio di moto e d’aria, s’attaccò al braccio della serva e la trascinò con sè.

Attraversarono la «piazzetta» senza por mente agli scherzi della solita brigata, e s’internarono nel vicinato dei poveri. La viuzza tortuosa era illuminata dalla luna; l’aria odorava di stoppie bruciate; e qua e là, accoccolate sulla polvere, s’intravvedevano figure nerastre, di donne stanche, di uomini reduci dalle campagne infuocate. Tutti discorrevano dei loro miseri affari; gli uomini parlavano dei loro buoi come di compagni di lavoro e di sventura, e le donne si lamentavano per la scarsità del raccolto. Esse non mangiavano mai frutta, tranne quelle che i loro uomini riuscivano a ru-