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— Figuriamoci, «sennoricca»! — disse l’uomo, che era un contadino benestante, al quale il signor Sulis chiedeva spesso consigli agricoli.
Michela prese il braccio di Gavina e le disse con voce bassa e appassionata!
— Ti aspettavo! Perchè ieri notte non sei venuta?
— E se volevi vedermi potevi venire a casa! — rispose Gavina con lieve tono di beffe.
— Ho avuto tanto da fare! mio padre è ritornato ed ha portato a casa il frumento. Poi abbiamo degli inquilini.
Paska, che non vedeva di buon occhio l’amicizia tra Gavina e la figlia d’un contadino, e quindi trattava Michela con disprezzo, s’interessò agli inquilini.
— E da quando li avete?
— Da ieri. Abbiamo loro affittato le due camerette lassù.
Paska si volse. E alla finestruola del primo ed unico piano della casetta, accanto a un vaso di sughero dal quale spioveva la chioma grigiastra d’una pianta di garofani, vide una testa di ragazzo coi capelli rasi, neri e lucidi e come di velluto, e il viso scuro e scarno rivolto alla luna. Egli fischiava e pareva non accorgersi affatto delle donne che attraversavano la strada.
— È uno studente. Deve studiare anche nelle vacanze; ed ha fatto venire la madre dal suo paese.