Pagina:Sino al confine.djvu/55

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— Ha altri vincoli? È ammogliato?

— Egli.... deve farsi prete!

Il confessore non sospirò, questa volta; tacque come sbalordito, poi si soffiò il naso.

— Dio, Dio, che accadrà di me? — si domandava Gavina; e le pareva di essere davanti a un giudice che avesse facoltà di castigarla coi più crudeli tormenti, e la sua piccola anima si piegava come l’erba al vento, investita dal soffio di terrore che usciva da quel nascondiglio di legno ove un uomo era chiuso come il Signore nel tabernacolo.

E l’uomo terribile parlò:

— Figlia mia, quello che voi venite a dirmi è molto grave. Forse voi non ne capite neppure tutto l’orrore. Parlate, ditemi in tutti i suoi particolari il vostro gravissimo peccato.

Ella parlò, quasi fuori di sè, invasa da un folle desiderio di soffrire, di espiare. Esagerò: disse che aveva incoraggiato il seminarista, guardandolo, aspettandolo alla finestra, corrispondendo ai suoi sguardi persino in chiesa!

L’altro ascoltava, cupo; e quando la grande peccatrice tacque, egli riprese:

— Il vostro peccato è più grave d’un delitto. Avete voluto rubare un’anima a Dio! Quando voi capirete tutta la bassezza della vostra colpa non avrete abbastanza lacrime per piangere. Il peccato carnale è già per sè stesso il più grave e schifoso dei peccati, e, all’infuori del santo matrimonio, il Signore con-

Deledda, Sino al confine. 4