Pagina:Sino al confine.djvu/72

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Ella non dormì quella notte. I baci di Priamo le bruciavano ancora le labbra, ma l’idea di aver peccato turbava profondamente la sua coscienza. Le pareva di udire la voce tetra del canonico Bellìa, accompagnata dal mormorio della quercia.

— Voi osate rendervi rivale di Dio! Rivale di Dio, capite? Ricordatevi, però, Egli ci punisce anche su questa terra.

Ella però osava sperare nella generosità del suo terribile rivale.

— Dio mio, voi sapete che io e lui ci amiamo. Saremo buoni, virtuosi....

Ma come sfuggire al biasimo del canonico Bellìa? Un’idea le balenò in mente: non confessarsi, tacere, aspettare tempi migliori.... Ma di nuovo la voce mormorava, cupa, col sussurro melanconico della quercia:

— Ah, volete tacere, figlia mia? Chi volete ingannare, voi? Dio? proprio Lui! Egli vede tutto, figlia mia; e noi possiamo ingannare anche noi stessi, ma non lui!