Pagina:Sino al confine.djvu/93

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al di là, al di là di quel vasto cimitero chiuso dalle montagne. Che faceva Priamo in quel mondo? Ella se lo figurava stretto in mezzo ad una folla strana, variopinta, rumorosa, in una larga strada illuminata da una luce ardente; e non sapeva definire il sentimento ch’ella provava per lui. Amore no, non era certo.

Ella non lo amava, ella non amava nessuno; ma il ricordo di Priamo le restava in cuore, triste e freddo come un cadavere nella sua tomba.

Una sera, in agosto, mentre ella stava fantasticando alla finestra, Paska la chiamò, dicendole che c’era una visita. Era Francesco Fais. Appena la vide, egli la guardò negli occhi, con uno sguardo che la penetrò tutta ma non la turbò, tanto era limpido e sincero; e cominciò a scherzare, tastandole il polso e chiamandola «ingrata fanciulla» perchè non gli aveva mai mandato neppure una cartolina, mentre egli aveva sempre pensato a lei.

Gavina lo guardava, dapprima seria e fiera, poi sempre più ironica, e lo trovava quasi brutto, trasandato nel vestire, coi capelli rasi, neri e lucidi come una calotta di velluto. Solo una lieve peluria nera gli ornava il labbro superiore alquanto sporgente; sì, non era bello, ma quando rideva si vedevano tutti i suoi denti candidissimi, e i suoi occhi alquanto obliqui fiammeggiavano nel viso scuro, come illumi-