Pagina:Slataper - Il mio carso, 1912.djvu/30

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sano nelle vene, rialzarsi di colpo il capo un po’ inclinato in atto di debolezza: ero pieno di salute e di forza. Egli mi guardò a lungo, dubbioso, severo e quasi maligno; poi mi proibì la scuola e m’ordinò vita selvaggia. Avevo vinto.

Perchè voi non sapete quant’astuzia s’impara guardando come un’ape entra in un fiore e il ragno chiappa la mosca. Voi non sapete come un ragazzo possa, obbedendo, costringere i genitori a fare quello ch’egli vuole. Il nostro mondo raffinato è molto ingenuo. Basta che voi vi fabbrichiate una situazione in cui è ormai stabilito come ognuno degli altri si deve comportare. Se per esempio uno scolaro sviene all’esame di greco, non c’è professore che abbia la audacia di non credergli, di fargli ripetere l’esame e bocciarlo. Ognuno può pensare, dentro di sè, come vuole, ma v’assicuro che ognuno finisce per credere a ciò che per convenienza deve fare. E così lo scolaro lo portano in quattro nella sala della direzione, lo posano con le gambe alte, sul bracciolo del sofà, gli slacciano la cravatta, il vecchio bidello accorre barcollando con la cassetta croce-rossa, gli toccano il polso, lo spruzzano. — Ma voi non sapete trattenere il respiro per un minuto. Ah se un barbaro venisse tra noi, compagni miei, come ci metterebbe tutti in sacco!

Ma questo si dice a cose finite. In realtà io ero ammalato sul serio di anemia cerebrale e vissi per sei mesi continuamente in carso. Fu allora che scopersi per la prima volta il mio carso.