Pagina:Sofocle - Edipo Re.djvu/28

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
24

De’ genitori tuoi, l’un già sotterra,
Vivo ancor l’altro, esser nemico ignori:
Ma di tuo padre e della madre tua
410Te le orribili furie flagellando
Cacceranno di qua; te che or ben vedi,
Ed altro poscia non vedrai che tenebre.
Qual fia piaggia fra breve, o qual riposta
Parte del Citeron, che di tue grida
415Non ne risuoni, allor che visto avrai
A qual di nozze importuoso lido
Qua navigasti a piene vele? Ed altri
Altri mali non sai, che a te sul capo,
E a’ tuoi figli cadranno. Oltraggia pure
420Creonte e me. Non fia nessun che mai
Più di te travagliato a morte venga.
edipo
Io da costui tant’arroganza in pace
Soffrir dovrò? — Nè fuggi ancor? nè lungi
Ten vai di qui?
tiresia
 Qui non sarei, se chiesto
Tu non m’avessi.
edipo
425 Io non sapea che stolta
Così fosse tua lingua: alle mie case
Quindi addur ti fec’io.
tiresia
 Mia sorte è tale,
Che mi fa stolto a te sembrar, ma saggio
A chi vita ti diede.