Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/53

Da Wikisource.

giovanni boccaccio. 41

altra cosa di nobilita, cosi vollono che di lungi a ogni plebeo o publico stilo di parlare, si trovassero parole degne di ragionare dinanzi alla divinità, nelle quali le si porgessero sacrate lusinghe. E oltre a questo, acciò che queste parole paressero avere più d’efficacia, vollero che fossei’O sotto legge di certi nuaieri couip oste, per li quali alcuna dolcezza si sentisse, e cacciassesi il rincrescimento e la noia. E certo questo non in volgar forma usitata, ma con artiflziosa, esquisita e nuova convenne che si facesse: la quale forma appellarono i Greci poeles; laonde nacque, che quello che in cotale forma fatto fosse si appellasse poesis; e quelli che ciò facessero o cotale modo di parlare usassero, si chiamassero poeti. Questa adunche fu la prima origine del nome della poesia, e per conseguente de’ poeti: come che altri n’assegnino altre ragioni, forse buone; ma questa mi piace più. Questa buona e laudabile intenzione della rozza età mosse molti a diverse invenzioni nel mondo multiplicante per apparare; e dove i primi una sola deità onoravano, mostrarono i seguenti molte esserne, come che quella una dicessono oltra a ogni altra ottenere il principato. Le quali molte vollero che fossero il Sole, la Luna, Saturno, Giove e ciascun degh altri de’ sette pianeti, dagli effetti daudo argomento alla lor deità; e da questi vennero a mostrare ogni cosa utile agli uomini, quantunque terrena fosse, deità essere, siccome il fuoco, l’acqua, la terra e simiglianti: alle quali tutte e versi e onori e sacrificii s’ordinarono. E poi seguentemente couiinciai-ono divei’si in diversi luoghi, chi con uno ingegno, chi con un altro, a farsi sopra la moltitudine indotta della sua contrada maggiori; diffinendo le rozze quistioninou o pubblico stilo di parlare, si trovassono parole degne di ragionare dianzi alla divinità, nelle quali, oltre alle sue lode, le si porgessono sacrate lusinghe. Et oltre a questo, acciò che queste parole paressero avere più d’efficacia, vollono che fussero sotto legge di certi numeri corrispondenti por brevità e per lunghezza a certi tempi ordinati composte, per li quali alcuna dolcezza si sentisse, e cacciassesi il rincrescimento e la noia; e questo non in volgar forma o usitata, come dicemmo, ma con artificiosa et esquisita di modi e di vocabili convenne che si facesse. La qual forma, cioè di parlai-e esquisito, li Greci appellano poetes; laonde nacque, che quello parlare, che in cotal modo fatto fosse, poesis s’appellasse; e quegli che ciò facessero, cotal modo di parlare usassero, si chiainassono poeti. Questa adunque fu la prima origine della poesia e del suo nome, e per conseguente de’ poeti, come che altri n’assegnino altre ragioni forse buone: ma questa mi piace più. Adunque questa buona e laudevole intenzione della rozza età mosse molti a diverse invenzioni nel mondo multiplicante per apparare, e dovei primi una sola deità adoravano, stoltamente mostrarono i seguenti esserne molte, come che quella una dicessono, oltre ad ogni altra, ottenere il principato. Tra le quali molte mostrarono essere il Sole, la Luna, Saturno, Giove e qualunque altro pianeta, la loro erronea dimostrazione roborando da’ loro effetti. E da questo vennero a mostrare, ogni cosa utile agli uomini, quantunque

terrena fosse, in sé occulta deità conservare; alle quali tutte e versi