Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/160

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cxlviii Prefazione

versi e la conseguente sua celebrità cominciassero solo dopo un tal fatto, cioè dal 1501. Io credo invece (e chi potrà fare maggiori ricerche, ne troverà forse le prove), che l’usanza fosse già cominciata nel secolo precedente, quando cioè, morto il Pasquino di carne e d’ossa, la statua, levata di terra, dovette assai probabilmente stare per qualche tempo appoggiata al muro. Cosi mi spiego le parole del Castelvetro, il quale non parla punto del piedistallo e del Caraffa, ma dice semplicemente: "fu dirizzata in piede per me’ [accosto o dirimpetto] la bottega, che fu di maestro Pasquino.„ E se è vero, come per buone ragioni credono il Gregorovius e il Govi, che il poemetto di chi si nascose sotto il nome di Prospettivo Milanese fosse pubblicato prima del 1501, la mia ipotesi troverebbe conferma in questa terzina che vi si legge:

Ecci un mastro Pasquille in Parione:
Dal sasso spinse el so nimico in ario:
Questo è colui che extinse Gerione.1

Certo è poi che anche dopo alzato sul piedistallo per beneficio del Caraffa, il Pasquino ufficioso si muta spesso e volentieri nel Pasquino libero, come dal Castelvetro è descritto, e dietro al quale si celano "gli aveduti corteggiani et cauti poeti di Roma.„ Ne abbiamo un esempio perfino di quello stesso anno 1501, nel Diario del Burcardo e in una lettera da Roma di Agostino Vespucci al Machiavelli: esempio che, per me almeno, diventa anche più notevole, giacché è la prima pasquinata di data certa che finora io sia riuscito a trovare. — Il Burcardo scrive: "Feria sexta, 13 dicti mensis augusti, in mane, affixa fuit cedula statue magistri Pasquino nuncupate, site in angulo domus Rmi. D. cardi-


  1. Govi, Intorno a un opuscolo rarissimo della fine del sec. XV. ecc; Roma, 1876. — Gregorovius, Op. cit., vol. VII, pag. 663, nota 2.