Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/197

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Prefazione clxxxv


"Il Padre Campana Domenicano gavotto è uno dei barboni più creduti alla Corte di Firenze. Egli gira due o tre volte l’anno per lo stato, riconoscendo dove siano scandali di femmine, ed altri disordini intorno al sesto precetto, facendo una secreta lista di ciò che trova di mal assetto, secondo la quale si spediscono poi ordini dalla Corte, di riforma, d’esilii, di separazioni o simili. Il buon Padre marcia in una comodissima lettiga, mangia volentieri ostriche, prugnoli, polli e buone cacciagioni, e dopo la digestione suol andar in estasi visibilmente a tutti ....

"Sta qui in Roma il frataccio Campana, conosciuto dai suoi frati e da tutta questa Corte per un ipocrita, ghiotto, ambizioso e maligno, spione della Corte di Toscana; ma poco gradito dal Papa e meno dai cardinali, per il che molti non hanno voluto dargli udienza. Io ci ho fatti due o tre dialoghi famosi, di che fino il Papa [Clemente XI] ne ha riso. L’altra mattina [6 marzo 1717], alle porte della Minerva e per diverse altre chiese fu trovata scritta questa pasquinata: Il Padre Zanobi Camj)ana la mattina dalle 12 alle 16 sta in estasi, il giorno dalle 20 alle 24 fa miracoli,„

Così scriveva Girolamo Gigli,1 a cui però il granduca Cosimo III fece pagar salato questo sparlare del frate cortigiano e inquisitore.

Nel Conclave del 1721, da cui uscì eletto Innocenzo XIII ( Conti ), papeggiava anche il cardinale Scotti, notissimo austriacante. E per Roma si diffuse questo dialoghetto:

  1. Cit. dal prof. Manfredo Vanni, nel suo bel Saggio di ricerche su codeato autore; Firenze, 1888; pag. 48-49.