Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/221

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Prefazione ccix


restringo a dar qualche saggio d’altre satire di quello stesso tempo.

Una delle più spiritose (già da me pubblicata, ma inesattamente, nel vol. V, pag. 273, nota 6) fu fatta a proposito della costruzione di quel grande edifizio semicircolare lungo il Tevere, nella Via di Ripetta, in una parte del quale risiede il R. Istituto di Belle Arti. Di questo edifizio si disse allora un gran male, per parecchie ragioni: perchè, nelle strettezze in cui versava l’erario, parve inopportuna la gravissima spesa; perchè non piacque il disegno, e si sospettò che l’architetto Camporesi ci avesse guadagnato più del dovere; e finalmente perchè, appena terminato, minacciò rovina e si dovettero rifare le fondamenta. Eco di tutti questi malumori, comparve un’incisione rappresentante il Tevere che portava sulle spalle il novo edifizio, con sotto la prima parte del terzo versetto del salmo cxxviii: Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores. E poichè il Camporesi, co’ quattrini guadagnati, si costruì li vicino sulla stessa linea una bella casa, rieccoti il padre Tebro con la seconda parte del versetto: prolongaverunt iniquitatem suam.

Quando Gregorio conferì una delle molte lucrose sinecure della Dateria a un giovane conte, che aveva la madre e la sorella un po’ screditate, Pasquino sentenziò: Mater dabat, filia dat, et filius in Dateria.

Nel 1845, predicava nella chiesa di San Carlo al Corso il quaresimale, istituitovi per la prima volta in quell’anno dalla Confraternita della Nazione Lombarda, don Giuseppe Lorini, arcidiacono di Cortona;1 il quale un giorno spiegò a’ suoi uditori come il fuoco del Purgatorio non sia vero, ma simbolico; e pare che perciò gli toccasse una bella lavata di capo dal Cardinal Vi-

  1. Notizia del Giorno, 6 febbraio 1845.