Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/306

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ccxciv Introduzione dell'Autore


nella ortografia de’ miei versi, mostrerà sommo abuso di lettere.

Nel mio lavoro io non presento la scrittura de’ popolani. Questa lor manca; nè in essi io la cerco, benchè pur la desideri come essenziale principio d’incivilimento. La scrittura è mia, e con essa tento d’imitare la loro parola. Perciò del valore de’ segni cogniti io mi valgo ad esprimere incogniti suoni.

Dalle vocali si avrà discorso più tardi. Parliamo intanto delle consonanti.

La b tra due vocali si raddoppia, come abbito (abito), la bbella (la bella), debbitore (debitore) ecc.

La b dopo la m si cambia in questa: cammio (cambio), cimmalo o cèmmalo (cembalo), immasciata (ambasciata), limmo (limbo), palommo (palombo), gamma (gamba), ecc. Ciò peraltro accade quando appresso la b venga una vocale. Se la b sia seguita da r, alcuni la mutano in m e alcuni no: per esempio le voci imbriaco, settembre, ambra, da molti si pronunceranno senza alterazione e da taluni si diranno immriaco, settemmre, ammra.

La c si ascolta quasi sempre alterata. Se è doppia avanti ad e o ad i, oppure ve la precede una consonante, contrae il suono che hanno nella regolar pronuncia le sillabe cia e cio in caccia e braccio, e lo prende ancora più turgido, che in questi due esempi non si ascolta. Preceduta poi da una vocale, anche di separata parola, prolungasi strisciando, similare alla sc, di scemo, osceno, scimia: per esempio, piascére, duscènto, rèscita, la scéna, da li scènto, otto scivici (piacere, duecento, recita, la cena, dai cento, otto civici) e simili. E qui giova il ripetere aver noi prodotto in esempio un suono soltanto similare, imperocchè di simile, in questo caso la retta pronunzia non ne somministra. Pasce, pesce, voci della buona favella, si proferiscono dal volgo come le voci viziate pasce, pesce (pace, pece) colla differenza però che