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Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/317

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Sonetti senza data 5

ER PENURTIMO SACRAMENTO, E QUARCH’ANTRA COSA


     Si1 ttu mme parli de Turchi e dd’Abbrei,
Lòro nun zo’ ccattolichi, Cremente.
Questi, compare mio, so’ ttutta ggente
4Ch’adora scinque ggesucristi2 o ssei.
             
     E li Sammaritani e Ffilistei,
E ll’antre riliggione puramente,3
Nun zo’ ccome la nostra un accidente:4
8Je pònno tutte bbascià er culo a llei.
             
     Vammel’a ttrova un’antra riliggione
Che sappi fà ccór mosto e la farina
11Quer che la nostra fa a le levazzione.5
             
     E indóve sta, ttra ttutta sta caggnara,6
Chi arrivi com’e nnoi, pe’ ccristallina,7
14Ar zest’Ordine8 e ssino in piccionara?9

  1. Se.
  2. Dii.
  3. Pure, enziandio.
  4. Affatto.
  5. All’elevazione.
  6. [Qui, “per moltitudine di cose spregevoli.„]
  7. Giuramento di convenzione.
  8. [Scherza sul sesto sacramento, che è, come tutti sanno, l’ordine sacro.]
  9. Cioè lo Spirito Santo. La piccionara è l’ultimo ordine de’ teatri di Roma. [“Lubbione„ o “piccionaia„ anche a Firenze. — Quando il Fucini ebbe la croce della Corona d’Italia, a chi gli domandava di che ordine era stato fatto cavaliere, rispondeva: “Del lubbione.„]