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Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/387

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Sonetti del 1830 75

valore di un papetto e mezzo.]      15 Sta in gran pericolo.      16 Lo sventrano.      17 O vuole andare in domo-petri: in prigione.      18 [Glielo cedo]: vada pure; faccia il suo piacere.

SE N’È ITO

     Hai sentito eh? ppovero Titta er greve,[1]
Povera nun zia l’anima! ha spallato.[2]
Ma! un giuvenotto da potesse bbeve
4Drento in un bicchier d’acqua,[3] eh? cche ppeccato!
            
     Inzinénta[4] dar giorno de la neve,
Se portava un catarro marcurato.[5]
E Ssan Giacinto[6] té l’annò a rriceve
8In d’un fonno de letto, ggià appestato!
            
     Da ’na gnàgnera[7] a un’antra, stammatina
In zanitate ròspite,[8] bz!,[9] è mmorto
Pien de decùpis[10] derèto a la schina.[11]
            
12 A quiniscióra[12] fanno lo straporto[13]
Der corpo in forma-papera:[14] e ggià Nnina[15]
Se fa vvede a bbraccetto[16] co’ lo storto.

Terni, 28 settembre 1830.

  1. Greve: che affetta imponenza. [Titta: Bista, Giambattista.]
  2. [Ha sballato]: è morto.
  3. Chi ha molta salute e floridezza, è indicato dal volgo con questa espressione.
  4. [Insino, fino.]
  5. Malcurato.
  6. Nome di una corsia dell’Ospedale di S. Spirito, dove [nella quale] sono ricevuti i tisici.
  7. Febbricciattola.
  8. Insalutato hospite, cioè: “all’improvviso.„
  9. Suono del bacio, per indicare cosa fatta.
  10. Decubiti. Le piaghe prodotte dal decubito sono anche esse qui dette decubiti. [Bisogna anche avvertire che Decupis è un cognome abbastanza noto in Roma.]
  11. Schiena. [Dal germanico skina.]
  12. Quindici ore.
  13. Trasporto.
  14. In forma pauperum.
  15. [Caterina. La moglie.]
  16. Sotto al braccio ecc.