Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/431

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Sonetti del 1831 119

destinato a sorte per via della conta, ossia del fare al tocco, s’inginocchia davanti a lui, e mette la testa tra le sue gambe, in modo da non poter veder nulla; tutti gli altri vanno a nascondersi. La mamma intona la canzoncina: Léna, mia Léna, Sto core sta in catena, In catena incatenato. Ve séte accecato (o accecati)? E quando i fanciulli nascosti hanno risposto , la mamma lascia libero quello che teneva tra le ginocchia, e grida con quanto n’ha in gola: Currete da mamma, ché ’r cane è sciòrto! Se il fanciullo sguinzagliato riesce ad acchiappare uno de’ compagni prima che sia giunto dalla mamma, questo è obbligato a mettersi al suo posto; se no, si deve rimettere in ginocchio egli stesso, e ricominciare il gioco. Il quale in origine doveva, io credo, esser fatto, come del resto si fa qualche volta anche adesso, da mamme vero co’ propri figlioli; e nella canzoncina, invece della parola core, ci doveva esser cane.]