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Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/453

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Sonetti del 1831 141


     3 antico di quella contrada.]      4 Polpette.      5 Unitamente a quella del sale va in oggi amministrata la regalia de’ tabacchi.      6 Taccone. I ciabattini, i calzuolai [sic!] e i barbieri sono i dottori della plebe.


L'ARCO DE CAMPOVACCINO, CUELLO IN QUA.

     Cuello che tte viè in faccia mezzo nero
Cuanno se’ appiede de la cordonata,1
È ll’arco lui de Sittimio s’è vvero,2
Ché pò èsse che ssii ’na bbuggiarata.

     Oh vvedi che ccrapiccio de penziero,
Vedi si cch’idea matta sconzagrata,
De nun annallo a ffrabbicallo intiero,
Ma co’ una parte mezza sotterrata!

     E nun t’hai da ficcà nner cucuzzolo3
Ch’io te viènghi cquì a ddì ’na cosa ssciàpa4
E a ddatte ’na stampella pe’ mmazzolo.5

     Mé l’aricordo ïo che nnun zò rrapa,6
Che pprima se vedeva un arco solo
E ll’antri dua ce l’ha scuperti er Papa.7

Terni, 4 ottobre 1831.

  1. Appiè del Campidoglio, sull’ingresso del Foro Romano, detto oggi Campovaccino o Foro Boario. [Detto sì, e anche stampato, da parecchi; ma erroneamente; poichè tra il Foro Romano o Campovaccino e il Foro Boario c’è di mezzo il Velabro. Cfr. la nota 1 del sonetto: Campo Vaccino (1), 24 ag. 30.]
  2. Settimio Severo.
  3. Capo.
  4. Scipita.
  5. Gruccia da civetta. [Mentre la stampella è la gruccia da uomo.]
  6. Stupido.
  7. Pio VII disotterrò la metà inferiore di quest’arco, interrata delle vecchie rovine.