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152 Sonetti del 1831

e per lo più senza lievito.]      10 [Un agrodolce di] cinghiale.      11 Rosolio. [Come se derivasse da ridere, perchè le bevande spiritose destano l’allegria.]      12 [Così si chiama anche a Firenze; benchè manchi ai vocabolari, non escluso il Rigutini-Fanfani.]      13 Il quartino era una moneta d’oro del valore di un quarto di zecchino; oggi è rarissima e quasi irreperibile: ma n’è restato il nome di convenzione fra il volgo per dinotare paoli cinque. [Cioè, poco più di due lire e mezzo delle nostre.]      14 “Per cadauno:„ e in questo senso, il per omo, vale anche: “per donna.„



ER MARFIDATO

     O crédece, o nun crédece,1 e ppe’ cquesto
L’acqua nun vorà ppiù ccurre pe’ ffiume?2
Quanno bussassi,3 io nun potei fà ppresto,
4Perchè er vento de ggiù me smorzò er lume.

     Tu pperò co’ cquer birbo vassallume
De li parenti tui, nun dico er resto,
Hai pijjato st’ancino4 pe’ pprotesto5
8De famme un fascio co’ ttant’antre schiume.

     Sì, è vero, ce trovassi Zuzzovijja:
Be’, da sto fatto che ne strigni? Oh guarda
11Si cche ccasi da fanne maravijja!

     Me venne a salutà pe’ Ggesuarda;
Ma tu, attacchino mio, crede a Cicijja,
14Sei l’urtimo a ttrattamme da bbusciarda.

Terni, 8 ottobre 1831.

  1. O credici o non ci credere.
  2. [Detto così assolutamente, s’intende sempre il Tevere.]
  3. Bussasti.
  4. Uncino.
  5. Pretesto.