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Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/114

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104 Sonetti del 1832

LI FRATI D’UN PAESE.

     Senti sto fatto. Un giorno de st’istate
Lavoravo ar Convento de Ggenzano,
E ssentivo de sopra ch’er guardiano
Tirava ggiù bbiastime1 a ccarrettate;

     Perché, essenno le ggente aridunate
Pe’ ccantà la novena a ssan Cazziano,2
Cerca cqua, cchiama llà, cquer zagristano
Drento a le scelle3 nun trovava un frate.

     Era viscino a notte, e un pispillorio4
Già sse sentiva in de la cchiesa piena,
Cuanno senti che ffa ppadre Grigorio:

     Curze a intoccà la tevola5 de scéna,6
E appena che fu empito er rifettorio
disse: “Aló,7 ffrati porchi, a la novena!„

Terni, 8 novembre 1832.

  1. [Bestemmie.]
  2. S. Cassiano martire, 13 agosto.
  3. Celle.
  4. [In Toscana, pispilloria.]
  5. Tegola.
  6. Cena.
  7. [Dall’allons de’ Francesi.]