tare nè confortatori nè altri.„ Così dice uno degli Avvisi di Roma, sotto la data del 19 febbraio 1600, pubblicato per la prima volta dal Bongi, poi dal Berti e da altri; e glova o gióa è precisamente (cosa non avvertita fin qui) il corrispondente veneziano di mordacchia. — Si metteva altresì a’ bestemmiatori, allorchè, frustandoli, si portavano in berlina sull’asino; ed eccone un esempio, raccontato dall’abate Benedetti nel suo Diario, dal quale lo ha gentilmente trascritto per me il cav. Silvagni, che ne è possessore: “Prima Domenica di Novembre 1774:... mentre succedeva questo fracasso, s’è sentito il rumore d’un tamburro. Era la Corte che portava due malfattori in berlina sopra un somaro. Venivano dal Governo Vecchio e andavano a Piazza di Campo de Fiori. Il primo pareva un facchino tutto scamisciato, colla Mitra e li diavoli, perchè era bestemmiatore. L’Aguzzino li dava le frustate, ma lui bestemmiava coll’occhi, perchè aveva la mordacchia.„ — Esempi poi di bestemmiatori esposti alla berlina con la mordacchia sulle porte delle chiese, ma senz’asino e senza fustigazione, se ne ebbero fin verso il 1840. E tutto questo non era molto, a confronto di quanto ordinava il cardinal Giustiniani arcivescovo d’Imola, nella Notificazione del 3 giugno 1828, la quale diceva testualmente cosi: “Se„ il bestemmiatore “fosse povero plebeo, la prima volta stia un giorno legato alla porta della Chiesa, la seconda frustato, la terza forata la lingua e posto in galera.„]