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Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/294

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284 Sonetti del 1834

LO SPOSALIZZIO DE LA MADONNA

     La santissima Vergin’Annunziata,
Inteso c’averebbe partorito,
Se diede moto de pijjà mmarito
Pe’ ffà ar meno quer fijjo maritata.

     E nun stiede1 a bbadà ttanto ar partito,
Perchè ggià la panzetta era gonfiata:
Ma a la prima occasione capitata
Stese la mano, e ffu ttutto finito.

     Su cquesto viè a cciarlà la ggente ssciocca.
Disce: “Poteva ar meno sposà cquello
Che nun fascessi2 bbava da la bbocca.„

     Nun dicheno3 però cch’er vecchiarello
Accant’a cquer pezzetto de pasciocca4
J’arifiorì la punta ar bastoncello.5

14 aprile 1834

  1. E non istette.
  2. Facesse.
  3. Dicono.
  4. [Paciòcca: donna grassocccia e simpatica.]
  5. [“Un’antichissima tradizione, appoggiata da alcuni Padri e da molti Dottori e Scrittori sacri e dalla volgare credenza, ci fa sapere, che il sommo Sacerdote ispirato da Dio rinnovò la prova che fece Mosè quando si trattò di dare il sommo Sacerdozio ad Aronne, dicendo Iddio: Quegli la cui verga germinerà, quegli è desso che to scelgo. Ordinò adunque che ciascun pretendente dovesse la sera innanzi deporre nel tempio una verghetta di mandorlo contrassegnata col proprio nome; e quegli, la cui verghetta nella dimane si fosse trovata fiorita, esser dovesse lo sposo di Maria. Così fu fatto: e nella dimane, mentre le verghette degli altri eran rimaste aride e secche, quella di Giuseppe aveva germogliato in sulla cima e aveva gittato vaghissimi fiori, come quella che assicurò il sacerdozio nella famiglia di Aronne. Del che i Sacerdoti, e Zaccheria in spezie, furono consolati oltremodo; e Giuseppe era pieno di stupore e di confusione, e gli altri concorrenti crucciati e rammaricati; ed uno di essi massimamente, come si narra nella storia del Carmelo, giovine d’alto lignaggio e possessore di ricco patrimonio, veggendo fallite le sue speranze, per lo cordoglio ruppe il suo bastoncello...„ Vitali, Vita e glorie del gran Patriarca S. Giuseppe ecc.; 2a ediz; Roma, 1885; vol. I, pag. 226-27.]