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Sonetti del 1834 | 329 |
LA NASSCITA DE ROMA.
Oh Farzacappa, oh Gàzzoli, oh Dandini,[1]
Vedéssivo[2] li nostri Cardinali
Come staveno attenti co’ l’occhiali
A gguardà l’improvisi[3] a li Sabbini?[4]
E cquanno inciafrujjòrno[5] scerti tali
Quelli loro ingergacci[6] de latini,
Li vedévio[7] a ddà ssotto co’ l’inchini
Pe’ nun fasse conossce[8] pe’ stivali?
E cquanno quer povèta scarzacane[9]
Strillava evviva Roma, eh? ccome allora
S’ammazzaveno a sbatteje le mane![10]
Pe’ llòro, infatti, bbenedetta l’ora
Ch’è nnata Roma a rrigalajje[11] un pane,
Arrubbato a cchi ppena e a cchi llavora.
25 aprile 1834.
- ↑ Nomi di tre Eminentissimi, de’ non più addottrinati del Sacro Collegio. Qui è da notarsi che i servitori sogliono chiamarsi fra loro co’ nomi de’ cardinali che servono.
- ↑ Vedeste.
- ↑ Gl’improvvisi. La lettura di qualunque componimento poetico è per la plebe un sonetto improvvisato, dappoichè i nostri popolani non conoscono in se stessi altra poesia che la estemporanea. In quell’errore però cade ordinariamente più di una donna del ceto medio.
- ↑ Nel Collegio Sabino, detto comunemente i Sabini. Vi si suole celebrare l’anniversario del Natale di Roma. Questa celebrazione, accaduta nell’anno corrente 1834 nelle sere dei 20 e 21 aprile, ha notato l’anno di Roma 2585. Bella età!
- ↑ Inciafrugliarono: acciabattarono.
- ↑ Gergacci.
- ↑ Vedevate.
- ↑ Per non farsi conoscere.
- ↑ Poeta gretto, mal calzato.
- ↑ A battergli le mani.
- ↑ A regalargli, per “regalar loro.„