Vai al contenuto

Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu/364

Da Wikisource.
354 Sonetti del 1834

L'UDITOR DE LA CAMMERA1

     L’A. C. nnovo, in ner ceto de prelati
È un de quelli de li tajji2 vecchi,
E sse pò ddì3 lo specchio de li specchi
De li galantomoni inciprïati.

     Vedi come lo tratteno l’abbati
Scortichini, attacchini e mmozzorecchi?4
Tutti je5 vanno a ffà ssalamelecchi6
E averàbbili,7 a sconto de peccati.

     “Co ttante spremiture de limoni„,8
Me disceva un copista de Notaro,
“pare che sta canajja lo cojjoni.

     E llui nun ze n’accorge: anzi l’ha a ccaro,
Perchè, ffra ll’antri9 su’ nummeri10 bboni,
A ccervello sta peggio d’un zomaro.„

3 giugno 1834

  1. L’Uditore della Camera, cioè il capo del Tribunale Innocenziano, s’indica nelle scritture colle sole iniziali A. C., cosicchè poi dicesi il Tribunale dell’A. C., o semplicemente l’A. C. (Auditor Camerae).
  2. Tagli.
  3. Si può dire.
  4. I curiali.
  5. Gli.
  6. Salamelèch deriva da salam alaik, parole che profferiscono i Turchi nell’inchinarsi con riverenza.
  7. Ave rabbi: frase evangelica.
  8. Spremere i limoni è quel congiungere delle mani inserendo i diti dell’una in quelli dell’altra, che si fa in atto di preghiera o di ossequio.
  9. Altri.
  10. Requisiti, qualità. Numeri di sommario: frase forense: cioè documenti in aiuto della propria causa.