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Sonetti del 1834 359


lo averla distrutta. In Curia romana è sempre qualche geloso custode delle anticaglie, il quale a tempo e luogo le disotterra, e le pone in atto tal quali: come se il presente e l’avvenire non fossero e non potessero essere che una mera copia del passato. Anche questa volta furono disotterrati i centurioni, a difesa del governo, essendo segretario di Stato il cardinale Bernetti. Il quale non già mi penso io, che scopo fazioso avesse e che si proponesse usarne oltre le ragioni di legittima difesa; ma bene so ed affermo, che vennero usati ed abusati principalmente ad offesa dei liberali, essendoché lo spirito di parte acciechi in guisa che si reputi, difendersi i governi solo coll’offenderne i nemici. Il cardinale Brignole, che era venuto a Bologna commissario straordinario in luogo dell’Albani, mostrò gran fervore nell’istituire codesta milizia secreta, la quale rimase in condizione di occulta associazione nelle Marche, nell’Umbria e nelle altre Provincie inferiori, ma nelle quattro Legazioni prese poi nome e veste di volontari pontifici. I centurioni e volontari vennero reclutati fra la più abbietta e facinorosa gente, privilegiati di portar armi, di non pagar certe tasse municipali, riscaldati dal fanatismo non solo politico ma anche religioso, perchè alcuni vescovi e sacerdoti li descrivevano e addottrinavano. In alcune città e castella dominarono con brutale ferocia: a Faenza, più che altrove, dove il Sanfedismo aveva vecchie e profonde radici, scorrazzavano armati sino a’ denti, come orda di selvaggi in terra conquistata: le polizie erano in mano loro; perciò insolentivano e misfacevano impunemente: i contadini, i famigliari si ribellavano all’autorità dei padroni, nè v’era verso di disfarsene; che i governanti o erano di quella stessa risma, o temevano la prepotenza del satellizio dominante. Il quale vendicava le onte del governo, quelle della religione, quelle della setta, e quelle d’ogni individuo consorte, ed accendeva nelle Romagne un inferno di rabbiose passioni. Che più? i centurioni furono assassini di partito. Io narrai già, ed il ripeto dolorando, come le sette liberali di Romagna avessero di buon’ora incominciato a mettere le mani nel sangue dei nemici politici. L’esempio fu funesto: il sangue diede frutti di sangue. I Carbonari lo avevano sparso a tradimento (abominevole a dirsi!) sotto l’imagine della libertà e dell’Italia: i centurioni sangue sitivano sotto l’imagine di Maria e del Vicario di Cristo: doppia, tripla abominazione!„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 67-68.] Bugia. A ragione dicono i Francesi: A quelque chose vialheur est hon.