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42 Sonetti del 1833


Fattori umilmente inchinato reciterà, avanti gl’Illustrissimi ed Eccellentissimi suddetti Signori Rappresentanti l’inclito Senato e Popolo Romano, la solita formola di prestazione di ossequio ed omaggio, cioè: Con sensi di vera osservanza e devozione, noi Fattori e Rabbino di questa misera Università degli Ebrei ci presentiamo avanti l’alto Trono delle EE. VV. a prestargli riverentemente in nome di essa Università umile ossequio ed omaggio con pregarli a compatirci de’ loro benigni sguardi, che non si mancherà dal nostro ceto implorare l’Altissimo per la lunga tranquillità e quiete del Sommo Pontefice felicemente Regnante, e della S. Sede Apostolica, unita alle EE. VV. ed a tutto l’inclito Senato e Popolo Romano. Dopo poi d’aver ricevuto dall’Eccellentissimo Magistrato e per esso dall’Illustrissimo ed Eccellentissimo Primo Conservatore la solita risposta, partiranno colla reverenza dalla camera d’udienza.„ Il 5 del detto mese, questo mandato fu convertito dal notaro capitolino in pubblico istrumento, col quale la Comunità israelitica si obbligò di adempire in ciascun anno nella stessa forma, senza variazione o innovazione alcuna, rimossa qualunque eccezione, l’atto di ossequio; e nel successivo giorno 6 l’atto fu eseguito, e se ne rogò al solito un altro istrumento, che si chiude con la risposta del Primo Conservatore, in questi termini: “Accettiamo ben volentieri l’omaggio, fedeltà, soggezione ed ossequio, che voi, a nome di tutto il ceto ed Università degli Ebrei, rinnovate al nostro Magistrato Romano; e siccome non vogliamo dubitare che sarete sempre per obbedire al Principe ed osservare le sue Leggi, ed eseguire gli ordini di questo Sagro Senato, pagando il solito tributo„ (V. la nota 4 del sonetto: Le curze ecc., 10 genn. 33) “e dazio, dovuti in conformità delle tabelle di questa nostra Camera Capitolina; così di buon animo vi concediamo la nostra protezione ed assistenza, con fiducia che sempre ve ne mostrerete degni. Andate.„ (Morelli, Delle Finanze del Comune di Roma; Roma, 1878; pag. 111-12.) Dunque, il superbo Andate non è un’invenzione della voce pubblica o del Belli. Ma dell’alzar la gamba non si fa punto parola nè in codesti istrumenti, nè in parecchi altri di quelli successivi d’ogn’anno, che io ho consultati. In tutti bensì è notato: che l’omaggio si prestava per immemorabile consuetudine ed anche in vigore delle costituzioni pontificie; che i Signori del Campidoglio rimanevano, durante tutta la cerimonia, seduti e col capo coperto del solito pileo; e che, finalmente, la cerimonia stessa si compiva in pubblica concorrenza di popolo. Il quale, affollato, salutava con urli l’arrivo del Rabbino e de’ Fattori; li copriva di motteggi e di scherni nella sala durante la cerimonia; e, dopo il disdegnoso comando di partenza,