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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/149

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Sonetti del 1835 139

LA SPÓSA1 RICCA.

     Hai visto si2 cche ggala? di’, l’hai vista
La pidocchia-arifatta,3 eh Furtunata,
Come se n’è vvenuta impimpinata,4
Guasi5 nun fussi mojje d’un artista?

     Vesta de seta, zinàl6 de bbatista,
Corpetto de villuto, scamisciata,7
France,8 ricami, robba smerlettata,
Perle, anelli, pennenti d’ammattista9...

     Pe’ una visita a nnoi la sciscia-ssciapa10
S’è mmessa a sfoderà11 ttutta sta fiera,
Manco si avessi d’annà a ttrova12 er Papa!

     Ôh, cco’ ttanta arbaggìa13 de fasse vede,14
Poterìa ricordasse15 de quann’era
Piena de stracci e ssenza scarpe in piede.

13 febbraio 1835.

  1. Pronunziato colla o stretta.
  2. Se.
  3. [Pidocchio arifatto e, infemminile, pidocchia arifatta.] Si dice così delle persone salite da misera a prospero stato. [In Toscana, pidocchio riunto. Ma poichè la locuzione è volgare, e pare non ce ne sia un’altra, molti usano invece il parvenu dei Francesi.]
  4. Azzimata.
  5. Quasi.
  6. Grembiule.
  7. Gala della camicia.
  8. Frangie.
  9. Pendenti di ametista.
  10. Cicia-sciapa: sciocca.
  11. A sfoggiare.
  12. Neppure se avesse da andare a trovare.
  13. Albagia.
  14. Di farsi vedere.
  15. Potrebbe ricordarsi.