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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/174

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164 Sonetti del 1835

TRISTO A CCHI TTOCCA.

     Nissuno ve l’impuggna, sor Tobbia,
Ch’a Rroma li prelati e ccardinali,
Un po’ mmeno o un po’ ppiù, sso’1 ccapitali
Da ffasse er zeggno2 de la crosce e vvia.

     Puro nun zo’1 li furbi prencipali,
E sse dà3 cchi li passa in birberia.
Diteme un po’ cchi ha vvisto mai gginia4
Peggio de la gginia de li curiali.

     Ciànno5 inzino un oremus,6 che ss’addopra
Pe’ cchiede7 a Ddio de disturbà la pasce
De le famijje e gguadaggnacce8 sopra.

     Quest’è un punto pe’ mmé bbell’e disciso,9
Che un par che sse ne sarvi sia capasce
De mette10 sottosopra er paradiso.

7 aprile 1835.

  1. 1,0 1,1 Sono.
  2. Da farsi, incontrandoli, il segno, ecc.
  3. Si [trova].
  4. Genia.
  5. Ci hanno: hanno.
  6. “Suscita. Domine, lites et controversias inter volentes et malesolventes, etc..„ [Su questo pretesto oremus, il marchese Gaetano Ferraioli mi scrive: “Benchè io sia dottore in utroque da ventott’anni, pure non fidandomi, e per buone ragioni, della mia scienza, ho interpellato un antico nostro curiale, figlio e nipote di curiali, il quale mi ha risposto che a parer suo le parole Suscita etc. sono un puro scherzo, vivente solo nella leggenda e nella tradizione. Lo stesso credo anche io.„]
  7. Per chiedere.
  8. Guadagnarci.
  9. Deciso.
  10. Di mettere.