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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/328

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318 Sonetti del 1835


LA PARTENZA PE’ LA VILLEGGIATURA.

[1.]

     Sor’Irene, e ccusì? ss’arivà ffòra?1
E ss’è llescito, indóve? Eh ggià, a Ffrascati,
A cqueli belli crimi imbarzimati.2
Ecco cqua che vvor dì dd’èsse siggnora.3

     Ma ssa cche cco’ ste sciarle è vventun’ora,
E li cavalli ggià stanno attaccati?
Anzi, in ner leggno sciò4 vvisto du’ frati,
Che la prèsscia d’annà5 sse li divora?

     J’hanno messa la robba,6 eh sor Irene?
Oh bbrava: ma jj’avverto che vvò ppiove:7
Veda che ttutto sii cuperto bbene.

     Ôh, ddunque, arivedèndola;8 e co’ cquesto
Facci bbon viàggio, sce dii le su’ nove,9
Se diverti,10 s’ingrassi, e ttorni presto.

24 settembre 1835.


  1. Si rivà, si va nuovamente fuori?
  2. Climi imbalsamati.
  3. Che vuol dire l’esser signora.
  4. Ci ho.
  5. La fretta di andare.
  6. [Nel legno, si sottintende.]
  7. L’avverto che vuol piovere.
  8. Al rivederla.
  9. Ci dia le sue nuove.
  10. Si diverta.