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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/402

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392 Sonetti del 1835

14 Permetta.      15 Rompa.      16 [Chiama così i liberali, perchè a quel tempo alcuni di essi erano i soli che portassero baffi. Cfr. la nota 8 del sonetto: Don Micchele ecc., 14 dic. 34]


NINO E PPEPPE1 A LE LOGGE

     “Sicchè, Ppeppe, ste logge tante bbelle
Essenno fatte cór colore fino,
Se pò ppuro2 ggiurà ssenza vedelle
Che l’ha ddipinte Raffael Durbino.„

     “De che ppaese sarà stato, eh Nino,
St’affamoso pittore Raffaelle?„
“Pe mmé, ho inteso chiamallo er Peruggino.„
“Dunque era de Peruggia: bbagattelle!

     A l’incontro er padrone de Venanzio,
Ch’è un pittore moderno, lo fa èsse3
D’un paesetto che sse4 chiama Sanzio.„

     “Vorrai dì Ccalasanzio. Ebbè, lo scropi
Si5 è vvero o ffarzo, da le bbocche istesse
De quelli in porteria de li Scolopi.„6

29 dicembre 1835

  1. Giovanni e Giuseppe.
  2. Si può pure.
  3. Essere.
  4. Si.
  5. Se.
  6. Gli Scolopi sono chierici regolari instituiti da S. Giuseppe Calascanzio, che professano d’istruire fanciulli.