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Sonetti del 1835 395

NUN C'È STRADA DE MEZZO

     Er Papa dorme da una man de notte1
Nov’ora appena, e ss’arza, poverello,
Cór culo pe l’inzù,2 cco ccerte fótte3
Da tajjalle a grostiniFonte/commento: ec cór cortello;

     Perché sto par de fijji de miggnotte4
Ch’è in zur proscinto de dajje er cappello,
L’ha scuperti ppiù lladri che mmarmotte:
E mmo sta ttra l’ancudine e ’r martello.

     Si5 li lassa in ner posto c’hanno adesso,
Va a rrisico che ll’antra prelatura
Specchiànnose in sti dua facci l’istesso.

     Si5 ppoi l’incardinala, ha ggran pavura
C’un giorno uno de lòro entri ar possesso
De la Cchiesa,6 e la manni7 in raschiatura.8

1835.

  1. Da cinque notti.
  2. Di strano umore.
  3. Ugge.
  4. Bagasce.
  5. 5,0 5,1 Se.
  6. [Cioè: “diventi Papa.„ Chi fossero poi questi due candidati al cardinalato, non si può dire con precisione. Nel 1835 (al quale anno, senza indicazione di mese e di giorno, il sonetto appartiene), Gregorio XVI pubblicò quattro soli cardinali, nel concistoro del 6 d'aprile; e di questi, tre soli appartenevano alla prelatura, ed erano stati creati e riservati in petto nel concistoro del 23 giugno 1834: monsignor Giuseppe della Porta-Rodiani, Uditore Generale della Reverenda Camera Apostolica; monsignor Giuseppe Alberghini, Assessore della Santa Romana ed Universale Inquisizione, e Avvocato Concistoriale per la città di Bologna; e monsignor Alessandro Spada, Decano di Rota. Bisogna dunque scegliere fra questi tre i due a cui, molto probabilmente, il Belli alludeva.]
  7. Mandi.
  8. [La mandi in rovina, l’annienti. Ma per gustare la frase, bisogna aver presente la chiusa del sonetto: La maggnona, 24 dic. 32, dove è detto che un tempo gli osti, tenenno la scrittura Scritta cor gesso, ar ripulì dder banco, Mannàveno li conti in raschiatura.]