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Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu/41

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Sonetti del 1834 31

si azzarda, perchè se il colpo va a vuoto, la partita può esser perduta. Si noti poi che trucchio e trucchià, metaforicamente, valgono: “truffa, truffare„ e simili.]

ER NÒTO.

     Sai? Lo spóso1 de Mea2 la lavannara,
Còcco Sferra, quer bravo notatore,
Propio mo sto fiumaccio traditore
Je l’ha ffatta tra er Passo e la Leggnara.3

     Chi ddisce che in ner róppe la fiumara4
Je pòzzi èsse5 arrivato er zangue ar core:
Chi ddisce un capoggiro, chi un tremore,
E cchi ddisce pe’ ffà ttroppa caggnara.6

     Sii l’una o l’antra, o cquarche granchio, oppuro7
Ch’er fiume j’abbi fatto mulinello,
Fatt’è cche s’è affogato de sicuro.

     Com’è ito a ffinì, ppovero Sferra!
Che sso’ li fiumi!8 Disce bbene quello:
Loda lo mare e attàcchete9 a la terra.10

10 dicembre 1834.


  1. Spóso, con entrambe le o strette.
  2. [Bartolommea]
  3. [Due punti del Tevere, dentro Roma.]
  4. [Nel rompere, nel traversare la fiumana.]
  5. Gli possa essere.
  6. Per far troppo chiasso, allegria incomposta, disordinata.
  7. Oppure.
  8. Cosa sono i fiumi!
  9. Attàccati.
  10. [Proverbio, d’origine napoletana; altrimenti il romanesco direbbe: “er mare.„]