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Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu/110

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100 Sonetti del 1837

LA PRISCISSIONE A SSAN PIETRO.

     E immezzo ar buggerio1 de Bborgo Novo,
Che ttutta la marmajja de l’urione2
Je s’affollava intorno ar carrozzone
Strillanno: “Pane, o vve scannamo ar covo,„3

     Credi ch’er Papa pòzzi avécce trovo4
Gusto d’annà ddimani in priscissione?5
“Corpusdommine o nno,„ ddisse Nasone,6
“pe st’anno io me ne fr...,7 e nnun me movo.„

     Disce: “Er guaio è ch’ho mmesso le collètte
Contro l’acqua che bbuggera8 er paese.9
Ah! er core me disceva: nu’ le mette.10

     Bbasta,„ disce, “Iddio vede er mi’ spavento,11
E ffarà ddiluvià mmezz’antro mese,
Pe’ mmannamme12 una scusa de stà ddrento.„13

24 maggio 1837.

  1. Tumulto.
  2. Rione.
  3. [Il fatto fu così grave, che il marchese Crosa, allora ambasciatore sardo a Roma, ne informava il Ministro degli affari esteri del suo governo con un dispaccio confidenziale, in data 20 maggio 1837: “Debbo narrarle con dispiacere la storia di ciò che accadde l’altro ieri, in occasione che il Papa sortì dal suo palazzo del Vaticano, recandosi a visitare l’eminentissimo cardinale Lambruschini. Appena arrivato nella via di Borgonuovo, si udirono intorno alla carrozza molte grida, non di applausi, ma di reclami in questi termini: pane e lavoro; nonostante proseguì la sua gita, ma al ritorno per altra strada, il popolo proruppe in altissime grida,.... da cui fu sensibilmente alterato l’animo di Sua Santità...„ Bianchi, Storia documentata della Diplomazia europea ecc.; vol. III (Torino, 1867), pag. 420. — In altro dispaccio poi, del 26 gennaio dello stesso anno, il Crosa aveva scritto: “Continuano le aggressioni quotidiane ai provveditori di pane, che sogliono recare dai forni alle case private. La forza armata dei carabinieri, da cui si fanno i medesimi accompagnare nel tragitto, non riesce punto sufficiente per garantirli da tali assalti di gente che si presenta a torme di trenta o quaranta individui armati di grossi bastoni, cosicchè resta per loro omai facile impresa quella di disarmare due soli carabinieri, giacchè non di più sinora se ne destinano dal Governo per accompagnare ciascheduno dei medesimi provveditori. Ieri mattina accadde che i suddetti volendo usare delle armi loro contro gli assalitori, vennero aspramente percossi e bastonati. Tutto ciò succede qui giornalmente, senza che si voglia prendervi riparo. Il popolaccio così sfacciatamente abusa della bonarietà del Governo, che per sua speciale tolleranza non riguarda come criminose tali rapine, finchè si limitano alle consuete provvisioni di pane, che si fa transitare per le vie pubbliche.„ (Id., ibid., pag. 165-66.) Ma il Crosa non dice che il Governo agiva così, perchè nella maggior parte di quella marmaglia, che adoperava contro i liberali il bastone e il coltello, esso sapeva di avere uno de’ suoi più forti puntelli. Cfr. il sonetto: Li rivortosi, 2 sett. 88, e gli altri ivi citati alla nota 1.]
  4. Possa averci trovato.
  5. [In processione per il Corpusdomini, che nel 1837 cadde appunto il 25 di maggio.]
  6. Sua Santità. [Che, come ho avvertito più volte, aveva un naso molto grosso e adunco.]
  7. Me ne rido: non voglio saperne.
  8. Devasta, rovina.
  9. [Avendo quindi invitato gli altri a pregare, doveva dar lui per il primo il buon esempio. S’intende che l’editto per le preghiere l’aveva pubblicato il Cardinal Vicario. Ma questo parla sempre in nome del Papa, e sta volta poi in nome del Papa ci aveva aggiunto espressamente speciali indulgenze. V. il Diario di Roma, del 29 maggio 1837.]
  10. Non le mettere.
  11. [“Il timore a Palazzo pare sia grande,„ notava il Chigi nel cit. Diario inedito, il giorno innanzi che il Belli scrivesse il presente sonetto.]
  12. Mandarmi.
  13. Di star dentro. L’atmosfera però fu serena; e mancato così al Pontefice quell’onesto disimpegno, andò egli borbottando in processione mentre faceva dispensar pane gratis al Colosseo. Vedi il sonetto intitolato: Una cosa chiama l’antra, [31 magg. 37].