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Sonetti del 1843 207

da Viterbo a Roma in un giorno: strada che abbiamo fatto.... in dieci ore, ma ci è bisognato dividerla in due giorni, altrimenti il vetturino ha dieci scudi di multa e otto giorni di carcere. Evvira il progresso!„ Cosi scriveva da Roma il Calamatta al Mercuri, il 31 maggio 1844. (Cfr. Vittorio Corucci, L. Calamatta incisore; Civitavecchia, 1886, pag. 161-62). E un mio amico viterbese, confermandomi il fatto, vi aggiungeva solo che lo scopo principale della selvaggia proibizione era cLuello di favorire l’impresa delle diligenze, tenuta allora da Giuseppe Venier e Liborio Marignoli. Ma, per esser giusti, bisogna anche rammentare, che nel 1834 il ministro Thiers proclamava dalla tribuna francese che le strade ferrate potevano tutt’al più servire di passatempo ai curiosi di una grande metropoli; e bisogna altresì rammentare che nel 35 a Torino, il Consiglio di Stato si opponeva all’istituzione del servizio degli omnibus (i quali vi furono introdotti soltanto dieci anni dopo), principalmente perchè questo genere d’industria era poco in armonia coi princìpi monarchici; quantunque re Carlo Alberto, meno realista de’ suoi consiglieri, "non ravvisasse nulla di pericoloso per la monarchia in queste possibili scarrozzate di nobile dama seduta presso ad umile artigiana.„ A. Manno, nelle Curiosità e Ricerche di Storia Subalpina, vol. V. (Torino, 1883), pag. 245-46.]      2 [Può essere un effetto.]      3 [Un carrozzone. V. la nota 2 del sonetto: Er volo ecc. (4), 13 genn. 45.]      4 [Tacito, perchè non è necessario che il diavolo venga ad accettarlo proprio in persona, bastando perciò l'intenzione dell'altro contraente. — La locuzione è vecchia e comune, come il pregiudizio che rappresenta.]      5 [Il boccale conteneva poco più di due litri.]      6 [Come la sento, ve la dico, ve la spiattello. — Scavolà, da càvola, cannella della botte.]      7 [Dal tempo che.]      8 [Alle cose della religione, s'intende.]      9 [Buona un corno. Ma bua, propriamente, a Roma come a Firenze, è una voce del linguaggio fanciullesco, che equivale a “malattia.„]