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Sonetti del 1845 277


     5 uscito da Montecitorio, vi andò ad alloggiare.]

     6 [Egli era succeduto nel 1834 al Mattei e al Brignole, che in realtà avevano amministrato poco men male di lui. Il 6 agosto 1833, in un dispaccio confidenziale al suo Governo, l'ambasciatore sardo scriveva da Roma: “Molte piaghe a risanare, ed altre spese che occorrono continuamente, hanno di nuovo messo a fondo l'erario. Se a queste cagioni aggiungiamo lo sciuppo„ (sic) “e lo sperperamento che si fa del tesoro dalle persone cui è affidato, il dare in appalto alcune pubbliche entrate, il rapinare d'alcuni capi, l'ignoranza d' alcuni altri, per cui gl'inferiori tengono bottega, punto non farà meraviglia che il danaro vada ogni di scemando, e venga intieramente meno.„ E in un altro dispaccio del giorno 7 del mese successivo, alludendo a uno de' rovinosi prestiti contratti col Rotschild, scriveva: “Mi contento di citare il fatto, senza aggiungere una serie di particolarità che fanno scandalo e stomaco non solo ad ogni persona dabbene, ma eziandio a quegli stessi che sogliono trar profitto da simili faccende.„ Bianchi, Op. cit., vol. III, pag. 169.]

     7 [“Aveva un core da Romano!„ mi diceva testualmente pochi giorni fa il signor Carlo Boccacci, che lo conobbe, e che non sapeva neppure che esistesse questo sonetto inedito del Belli! E core da Romano, nel caso presente, significa che egli non pensava mai al domani; e, abilissimo a provvedere con rovinosi espedienti ai bisogni del momento, "colmava una fossa, spalancando una voragine.„ Gualterio, loc. cit.]