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Sonetti del 1847 393


ER FURTO PICCININO.1

1.

     Chi arrubba è lladro, e ll’arrubbà è ppeccato,
E cchi ffà li peccati è ppeccatore;
E cquesto credo che nnun facci onore,
Sor Libborio, a un cristiano bbattezzato.

     Ma llevà er mantelletto a un Monziggnore,
Caccià da Roma un povero prelato,
Pe’ un pupazzetto o ddua2 c’ha sgraffignato,
È, a ssintimento mio, troppo arigore.

     Capite voi? de sto paese io parlo,
Dove chi ffa man bassa se la svicola:
Cquesti nun zò li scrupoli der tarlo?3

     Ggià, scrupoli der tarlo, sor Libborio,
Che ddoppo avé magnato la particola,
Ebbe pavura de magnà er cibborio.


15 gennaio 1847


  1. [Il principe Chigi, nel cit. Diario inedito, il 20 gennaio 1817 scriveva: "Giorni sono è partito (o fatto partire — sic) da Roma Monsignor Durio di Vercelli, che già altre volte era stato allontanato, e recentemente era stato riabilitato per impegni anche Diplomatici e fatto Canonico di S. Pietro. Sono senza numero gli stocchi„ (le truffe) ed altre simili indegnità di cui viene accusato, sino al furto di alcuni oggetti d'arte in una Bottega. Si dice che anche strada facendo, nel partire, abbia truffato delle somme a qualche Persona con cui aveva qualche conoscenza sin da quando fu Delegato di Orvieto., Questa carica infatti, che corrisponde a quella di Prefetto, monsignor Paolo Durio l'aveva occupata negli anni 1811 e 42.]
  2. [Una statuetta o due. Gli "og- getti d’arte,„ accennati dal Chigi, V. la nota precedente.]
  3. getti d’arte,„ accennati dal Chigi, V. la nota precedente.]