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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/188

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178 Sonetti del 1832



SANTACCIA DE PIAZZA MONTANARA.1

2.

 
     A pproposito duncue de Santaccia
Che ddiventava fi.. da ogni parte,
E ccoll’arma e ccór zanto2 e cco’ le bbraccia
4T’ingabbiava l’uscelli a cquarte a cquarte;
              
     È dda sapé cch’un giorno de gran caccia,
Mentre lei stava assercitanno l’arte,
Un burrinello3 co’ l’invidia in faccia
8S’era messo a ggodessela in disparte.
              
     Fra ttanti uscelli in ner vedé un alocco,
“Oh,„ disse lei, “e ttu nun pianti maggio?„4
11“Bella mia,„ disse lui, “nun ciò er bajocco.„
              
     E cqui Ssantaccia: “Aló,5 vvièccelo a mmette:
Sscéjjete er bùscio, e tté lo do in zoffraggio
14De cuell’anime sante e bbenedette.„6

Roma, 12 dicembre 1832.


  1. Voggasi la chiamata 1a del sonetto n. 1 del medesimo titolo.
  2. Arma e santo, è il dritto e rovescio della moneta con che giuocano i plebei al così detto marroncino. Vedi il sonetto... [Er gioco ecc., 22 agos. 30. — Del resto, l’arma e santo corrisponde al palle e santi dei Fiorentini, al caput et navis de’ Latini, ecc.]
  3. [V. la nota 2 del sonetto precedente.]
  4. Frase di egual senso alla simile toscana.
  5. [Dall’allons de’ Francesi; e il Belli avverte in più luoghi che va pronunziato coll’o stretta.]
  6. [Del Purgatorio, si sottintende.]