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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/263

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Sonetti del 1834 253

il fondo del suo affitto. [Buon’uscita o bonuscita anche a Firenze. Ma manca persino al Giorgini-Broglio e al Rigutini-Fanfani. V. la nota 7 del sonetto: L’età ecc., 14 mar. 34; e, in questo volume, la nota 4 del sonetto: Lo scórtico ecc., 20 lug. 45.]      14 Signora Margherita.


LI FRATI DI GROTTAFERRATA.

     Er Padr’Abbate de Grottaferrata,[1]
Fratozzo bbianch’e rrosso e bbadialone,
In circa un anno fa ppe’ ccolazzione
J’appoggiòrno[2] una bbona archibbusciata.

     De quella nun morì, cchè ssan Nilone[3]
Stornò la bbotta e nnun je fu azzeccata:
Ma ppo’ invesce schiattò ppe’ ’na bbirbata[4]
Che jje seppe fà er Papa in d’un cantone.

     E adesso er Zantopadre in quer convento
Fa ffà un bravo proscesso a la sordina[5]
A cquanti frati che cce stanno drento.

     Va’ a indovinà cche ddiavolo d’intrecci[6]
Se saranno imbrojjati, eh Crementina?
Io, pe’ mmé, ddico: affari fregarecci.[7]

16 aprile 1834.

  1. Il P. Abate...
  2. [Gli appoggiarono: gli affibbiarono.]
  3. Fondatori di quel monistero furono i santi Nilo e Bartolommeo, monaci greci Basiliani, che nel secolo X vi si ripararono dalla Calabria infestata dai Saraceni.
  4. Forte rabbuffo.
  5. Un processo sordo, arcano.
  6. Garbugli.
  7. [Neppur coll’aiuto de’ miei amici prof. F. Porena e arch. P. Coltellacci, m’è riuscito di avere qualche particolarità intorno ai fatti cui il sonetto si riferisce. Parecchie persone, in grado di darne, son clericali, e non hanno voluto dir nulla.]