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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/329

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Er còllera mòribbus 319


13.

     Fa ccusì er zor Gianfùtre? E er nostro frate,1
Fusajjaro2 e mmercante de stuppini3
N’ha pprese tutte quante le pedate,
Ché pp’er collèra nun vò ddà cquadrini.

     Sai c’ha ddetto a Bbernetti e a Ccammerini?4
Che li quadrini, a ccose più avanzate,
Lui li farà ccacà a sti bbagarini5
De bbanchieri e a le case intitolate.6

     E de sti Papi ce se disce intanto
Che sse7 fanno e sse7 metteno in palazzo
Pe’ spirazzion de lo Spirito Ssanto?

     De che? Spirito Ssanto a sti Neroni?
A sti ggiudii?8 Spirito ssanto un c....:
Spirito ssanto un paro de c...... .

20 agosto 1835

̀


  1. [Gregorio XVI, che era stato monaco benedettino camaldolese.]
  2. Fusagliaro: venditor di lupini. [Perchè Gregorio era bellunese, e i fusagliari sono, o almeno erano allora, quasi tutti del Friuli, e dei paesi vicini. Cfr. il sonetto: Mosconi ecc., 15 nov. 33.]
  3. Stoppino, lucignolo. [Perchè si diceva che il padre avesse tenuto bottega d'arte bianca, e i lucignoli a Roma si vendevano e si vendono anche in codeste botteghe, che oggi si vanno confondendo con quelle degli orzaroli. Cfr. il sonetto: Sentite ecc., 6 dic. 34; e la nota 1 dell'altro: Le creanze ecc., 21 apr. 46.]
  4. I Cardinali Bernetti e Gamberini, segretarii di Stato, che pei primi divisero fra loro gli affari esteri e gl’interni.
  5. [Monopolisti,
    incettatori. Ma si dice specialmente di quelli che incettano i
    commestibili.]
  6. Titolate.
  7. 7,0 7,1 Se.
  8. Giudei.