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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/340

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330 Er còllera mòribbus


24.

     Cqua nun c’entra fujjetta nè bbucale:1
Questo è affare de lettre e dde bbijjetti.
Mo un professor de storia ar naturale2
Scrive da Francia ar Cardinal Bernetti,3

     Dove disce accusì: “Ssor Cardinale,
Si4 a ttutto er giorno quinisci5 l’inzetti6
Nun zò7 arrivati a Rroma a pportà er male,
Lei per antri8 sei mesi nu’ l’aspetti.„

     Tutto dunque er pericolo cqui ddura
Sin a mmezzo settembre a mmezza notte:
Sonata che cquell’è, Rroma è ssicura.

     A mmezzo marzo poi fòrze vieranno9
Antri10 bbijjetti de perzone dotte
Pe spostà er male e prologallo11 a un anno.

8 settembre 1835


  1. [Il boccale conteneva quattro fogliette.]
  2. Di storia naturale. Dicesi che fosse il signor [Alessandro] Moreau de Jonnès. [Di lui infatti cita un' opera sul colera il Moroni, Dizion., vol. LII, pag. 234.]
  3. [V. la nota 4 del tredicesimo di questi sonetti.]
  4. Se.
  5. Quindici.
  6. Gl’insetti.
  7. Non sono.
  8. Per altri.
  9. Forse verranno.
  10. Altri.
  11. E prorogarlo.